Sull’autorevole rivista statunitense di relazioni internazionali Foreign Affairs un articolo di Samuel Charap smonta la folle scelta della “guerra fino alla vittoria” sostenuta da Zelensky e dai suoi sponsor occidentali, tra cui il nostro governo.
Foreign Affairs e una guerra “che non si può vincere”
Samuel Charap è Senior Political Scientist presso la RAND Corporation e ha fatto parte del Policy Planning Staff del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti durante l’amministrazione Obama.
La tesi del suo articolo su Foreign Affairs è chiara fin dal titolo: “Una guerra che non si può vincere“. È positivo che nell’establishment USA emergano voci di buon senso considerato che i governi nazionali e l’Unione Europea sono allineati alla NATO come soldatini.
Charap scrive quello che come pacifisti ripetiamo da lungo tempo: “È giunto il momento che gli Stati Uniti sviluppino una visione di come finirà la guerra. Quindici mesi di combattimenti hanno chiarito che nessuna delle due parti ha la capacità, anche con l’aiuto esterno, di ottenere una vittoria militare decisiva sull’altra. Indipendentemente dalla quantità di territorio che le forze ucraine possono liberare, la Russia manterrà la capacità di rappresentare una minaccia permanente per l’Ucraina. L’esercito ucraino avrà anche la capacità di tenere a rischio qualsiasi area del paese occupata dalle forze russe e di imporre costi su obiettivi militari e civili all’interno della stessa Russia. Questi fattori potrebbero portare a un conflitto devastante, lungo anni, che non produce un esito definitivo. Gli Stati Uniti ei suoi alleati si trovano quindi di fronte a una scelta sulla loro strategia futura. Potrebbero iniziare a cercare di guidare la guerra verso una fine negoziata nei prossimi mesi. Oppure potrebbero farlo tra anni. Se decidono di aspettare, i fondamenti del conflitto saranno probabilmente gli stessi, ma i costi della guerra – umani, finanziari e di altro tipo – si saranno moltiplicati.”
Per aver detto queste banali verità siamo stati tacciati da un coro isterico di essere filo Putin. L’autore dell’articolo di Foreign Affairs non è un esponente dei movimenti pacifisti o della sinistra radicale. Però fa presente il rischio che se non si apre la trattativa per arrivare almeno a un accordo come quello che pose fine alla guerra di Corea c’è il realistico scenario di una “guerra calda prolungata tra Russia e Ucraina” che duri un decennio con costi umani e economici enormi.
Al termine dell’articolo si conferma il nostro dubbio che la via del buon senso e dell’umanità, cioè della trattativa, non venga perseguita perchè il vero scopo di Washington è una lunga guerra di logoramento della Russia. Hillary Clinton il 1 marzo 2022, a pochi giorni dalla sciagurata invasione decisa da Putin, evocò con entusiasmo la possibilità di fare dell’Ucraina un nuovo Afghanistan per mettere in crisi la Russia come accadde all’Urss negli anni ’80.
La sudditanza alla NATO dell’Unione Europea e di governi come il nostro rischia di rendere questa guerra interminabile con rischi enormi di una escalation nucleare. Per questo bisogna rilanciare la mobilitazione pacifista e sostenere i tentativi come quelli di Lula, Papa Francesco, Cina, Indonesia di aprire la strada a una soluzione di pace.
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