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Film per un Natale diverso? “I piedi in testa”: Pier Luigi Mazzeo racconta Peppe Fetish

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Siete stufi di “Una poltrona per due”, “Mamma ho perso l’aereo”, “La vita è meravigliosa” e cose del genere? Ecco 3 film per un Natale diverso. Prima segnalazione “ad hoc”: “I piedi in testa”, sul ‘fenomeno’ Peppe Fetish.

“I piedi in testa”: Pier Luigi Mazzeo racconta Peppe Fetish

Nel dicembre 2012 usciva nelle sale (si fa per dire, la diffusione è stata limitata per lo più ai festival di cinema indipendente) il docufilm “I piedi in testa” di Pier Luigi Mazzeo, del quale null’altro so se non che è un regista documentarista. Invece conosco molto bene Peppe Fetish, non di persona ma grazie all’uso che egli ha fatto dei cosiddetti social, tramite i quali si è raccontato diffusamente e fino ai più intimi risvolti.

Al secolo Giuseppe Borgia, vive a Napoli o comunque da quelle parti, percepisce una pensione di invalidità (in assenza di evidenti menomazioni fisiche è da ipotizzare che gli venga erogata a causa di problemi psichici) che spende prevalentemente per procurarsi piacere sessuale. Ma non come fanno tutti (cioè tutti quelli che usufruiscono dei servizi di meretricio, che poi sono la quasi totalità del genere maschile, però non divaghiamo) pagando per consumare un rapporto sessuale. No, Peppe Fetish paga per leccare i piedi o, in subordine, per odorarli.

Nei suoi video, coi quali invita le donne ad offrirsi, spiega con dovizia di particolari la sua parafilia: i piedi devono essere di donne, “no uomini, no gay, no travestiti” (nessuna discriminazione, è giusto che ognuno segua le sue inclinazioni); preferibilmente di donne giovani e vrenzole (termine vernacolare che sta a indicare donne dai modi grezzi e sguaiati, e dall’aspetto improntato all’eccesso e al cattivo gusto); i piedi è meglio che siano “a pianta larga, sporchi, puzzolenti, con i duroni e possibilmente anche con le calze color carne”; infine il compenso, che è 50 euro per leccare (mezz’ora) e 20 euro per odorare.

Intervista esclusiva a Peppe Fetish

 

Le sue proposte spesso riescono a fare incontrare domanda e offerta, e in rete ci sono diversi video di ragazze che si fanno leccare o odorare i piedi. Lo fanno per il gusto di fare una sciocchezza un po’ trasgressiva (che ricordo essere l’attività tipica di tutti i giovani, anche di noi quando lo eravamo)? O per rimediare qualche soldo? Oppure perché piace anche a loro? Non lo sapremo mai, e non ci deve interessare, dal momento che sono consenzienti e non fanno male a nessuno tutti i protagonisti di questa storia dovrebbero essere lasciati in pace.

E invece ci sono gli haters che insultano Peppe sul web, e quelli che segnalano il suo profilo e lo fanno chiudere, gente che per strada inveisce contro di lui, e anche intervistatori che fingono interesse ma in realtà vogliono il freak da esibire (Andrea Dipré ovviamente, ma non solo). Ma c’è anche chi gli fa un’intervista come si deve, rispettosa e non morbosa:

24 ore con Peppe Fetish [LA SUA MALATTIA E LE SUE PASSIONI]

 

A me Peppe pare lucidissimo e onesto, molto più di tante persone considerate “normali” e che ci tengono ad apparire tali ma delle quali poi scopro abitudini private irriferibili in questa sede. Fra il 24 dicembre e l’Epifania provate a distogliere i vostri familiari e amici dalle gozzoviglie e visionate con loro il film e le interviste, sarà un Natale indimenticabile.

Peppe fetish augura buon natale a tutti – YouTube

 

“PIEDI IN TESTA” documentario di Peppe Fetish –

 

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A.C. Whistle
A.C. Whistle
Nasce alle pendici dei Nebrodi ma sin dalla prima infanzia vive a Roma, da dove non si è più mosso (“la mia famiglia è già emigrata troppo”, dice). Giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, si cela dietro quello che manifestamente è un nom de plume per tutelare la sua posizione sociale e censuaria. Convinto di essere la reincarnazione di Pietro Aretino, in quanto tale produce versi impudichi e faceti, mentre nella prosa predilige la forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

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