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lunedì, Giugno 23, 2025
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Game over Juventus: addio Sarri, arriva Pirlo. E Nedved e Paratici?

Col Lione è arrivato il game over di un ciclo. Molti nodi devono essere sciolti dalla Juventus: restaurazione o rivoluzione? L’esonero di Sarri e l’ingaggio di Pirlo danno già un segnale.

Sarri out: la Juventus scommette su Pirlo

Pirlo, dopo ben 8 giorni, lascia la panchina della Juventus under23 per approdare alla panchina della prima squadra.

E’ tutto molto curioso anche per le dichiarazioni di Paratici che citiamo testualmente: Le nostre valutazioni le avevamo già fatte, sono frutto di una stagione e non di una partita. Traduzione: avevano già deciso di esonerare Sarri.

Vogliamo essere molto franchi con i nostri lettori, anche a costo di venire smentiti tra qualche mese. Ma il political correct non è nel nostro DNA. Con Pirlo la parola progettualità è una condizione dello spirito, una favoletta.

Magari diventerà l’allenatore più vincente dell’era moderna ma ad oggi stiamo parlando di una scommessa. Una scommessa rischiosa. Se le vittorie nel cortile di casa non bastano più pensare di trionfare con Pirlo, in Europa, è avere una fiducia sconfinata nelle proprie possibilità.

Qualcuno starà pensando: allora Zidane? La Juventus di oggi non è il Real Madrid che prese Zidane.

Pirlo sembra una scelta di pancia, oppure una scelta dettata dalla mancanza di alternative. Si parlava di Pochettino, che è libero, di Simone Inzaghi, ma per quale motivo la Lazio ad un mese dall’inizio della stagione avrebbe dovuto liberare il tecnico?

Si è parlato di un ritorno di Allegri. Il ritorno di Allegri significava l’allontanamento di alcuni dirigenti. I soliti due che scelsero Sarri. Pirlo non ha fatto gavetta, a parte gli 8 giorni con l’under23, e dovrà farla con la prima squadra.

In un calcio in cui non c’è tempo, in cui i risultati devono arrivare e non esiste margine di errore. Pirlo dovrà avere l’appoggio totale ed incondizionato. Ci riusciranno? Forse non basterà neppure mettere in campo la potente macchina mediatica.

È una sfida importante ed anche affascinante che, per noi addetti ai lavori, sarà molto interessante seguire.

Chiudiamo con la dichiarazione di Andrea Pirlo nella presentazione dell’Under 23: Far capire ai giocatori cosa voglia dire essere alla Juventus e cosa sia la Juventus.

Queste parole vanno bene anche per i grandi. E vista la stagione alcuni di loro non hanno compreso questa filosofia. Oppure non gliela hanno spiegata.

Juventus, game over Sarri. E la dirigenza?

Quella di venerdì è stata, non ce ne vogliano i tifosi bianconeri, l’ennesima delusione europea. Un appuntamento fisso è l’eliminazione dalle Coppe della formazione torinese, di solito in primavera, quest’anno in agosto per le note vicende extracalcistiche che tutti conosciamo.

Questa eliminazione, a differenza delle altre, è la più clamorosa e la più dolorosa. Per trovare un punto più basso forse bisogna pensare alle Juventus di Conte eliminata, nel girone, dal Galatasaray.

È la sconfitta di una rivoluzione e di un progetto mai nato. Questa sconfitta ha volti, nomi e cognomi. E potrebbe essere l’episodio che scatenerà cambiamenti epocali nella società bianconera.

Quando parliamo di volti, nomi e cognomi, parliamo di Fabio Paratici e Pavel Nedved. Non sveliamo nulla di clamoroso se scriviamo che Andrea Agnelli, sull’ingaggio di Sarri, aveva qualche perplessità.

E quando scriviamo qualche perplessità usiamo un eufemismo. Ed è curioso che l’esonero di Sarri non sia stato accompagnato anche dalle dimissioni di Paratici e Nedved. Oppure dal ridimensionamento in società dei due dirigenti.

Le scelte di Nedved e Paratici

Il mercato estivo non ha portato qualità alla squadra e  ha dato l’impressione di essere più un mercato di disturbo, verso altre società, che il tentativo di migliorare la rosa. Un mercato che non ha visto la cessione di giocatori non funzionali al progetto e con ingaggi importanti.

Nella prima parte della stagione la Juventus, i tifosi lo ricorderanno, portava a casa punti e risultati grazie a Higuain, che per tutta l’estate era stato proposto a destra e a manca. Dybala era stato invece spedito in direzione Manchester, peccato che il ragazzo rifiutò il trasferimento.

Un mercato non proprio all’insegna della programmazione.

A tutto questo aggiungiamo un allenatore mai entrato in simbiosi con il mondo Juve. Non tanto per il suo phisique du role, che nel mondo del calcio conta ma non è determinante, ma anche dal punto di vista mediatico e di empatia con la squadra.

Le dichiarazione dopo l’eliminazione in Champions ne sono l’ultimo esempio. Dire che il Lione ha avuto un percorso più logico per questa partita è una scusa che farebbe ridere nell’ultimo dei bar Sport.

Il Lione era fermo da marzo ed aveva giocato 7 amichevoli e la finale di Supercoppa contro il PSG. Di logico, nel preparare un ottavo di finale, non c’era proprio un bel niente. Per non parlare dell’arbitro.

Un mantra della società Juventus è che l’arbitro è l’alibi dei perdenti. Quindi non può essere un alibi da spendere davanti alle telecamere dopo essere stati eliminati. Ma Sarri non è l’unico responsabile.

Un matrimonio che non poteva funzionare: “Io alla Juve? Ci sono estremi per una querela”

 

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I senatori bianconeri

Una riflessione andrebbe fatta anche sui senatori. Il gruppo, italiano e vincente, che è l’anima della squadra. Le dichiarazioni post partita di Bonucci sono state fantozziache e per certi versi irritanti.

Dichiarare che l’obbiettivo principale era lo scudetto è una scusa risibile, che avrà fatto imbestialire qualunque tifoso juventino. Tra l’altro sconfessato da Pjanic, ora accasato a Barcellona, ma con idee completamente diverse su quelli che erano gli obbiettivi stagionali.

Il gruppo storico, a cui molti tifosi sono affezionati, rischia di diventare un limite per le ambizioni della squadra. La Juventus deve rinnegare e resettare. E tutti quelli che non hanno più fame, indipendente dai loro record, dalle loro storie, dal loro attaccamento alla squadra, se ne devono andare.

Non può bastare vincere nel cortile di casa, non può bastare il nono scudetto consecutivo, non può bastare quando in Europa vieni sistematicamente sconfitto. E non possono bastare neppure le finali. Perché nessuno ricorda gli sconfitti, se non gli sconfitti stessi. Nel 2021 saranno 25 anni che la Juventus non vince la Coppa dei Campioni.

Da quel lontano 1996. Sentirsi appagati, sentirsi intoccabili, sentirsi al di sopra della squadra, che è un sentimento che hanno alcuni giocatori della Juventus, e non ci riferiamo soltanto a Bonucci, è il limite più grande che ha questa squadra.

Il passaggio dal corpo estraneo Sarri all’elegante Pirlo, basterà a rinvigorire lo spirito della Juventus? Attendiamo il mercato per avere più risposte. Con un Kulusevki in rampa di lancio.

Quest’anno primo posto in campionato, con un solo punto di vantaggio sulla seconda, e non si dica che in realtà erano sei o sette punti, conta solo il conteggio aritmetico, sconfitta in Supercoppa, sconfitta in Coppa Italia, sconfitta negli ottavi di finale di Champions League.

Per risultati del genere erano sufficienti Caceres, Estigarribia e Pepe.

Juventus, da Sarri a Pirlo: nuovo ciclo?

Ultimo capitolo da trattare, in questa disamina sulla stagione bianconera, è l’aspetto economico. Quanto è costata ieri sera l’eliminazione dalla Coppa? E non bisogna contare solo ieri sera, il conto va fatto considerando non solo l’approdo in finale ma anche la possibile vittoria.

Questi milioni non guadagnati quanto influenzeranno il mercato estivo bianconero? In considerazione del fatto che la cessione di alcuni giocatori, con ingaggi pesanti, è quasi più difficile che vincere la Champions.

Le avversarie si stanno rinforzando, il mercato è più breve perché la prossima stagione è alle porte. Molti nodi devono essere sciolti nelle prossime ore, a cominciare dall’allenatore.

Altrimenti, il prossimo anno, e speriamo di farlo a giugno perché vorrebbe dire che non è successo nulla, non parleremo solo dell’ennesima eliminazione in Coppa ma parleremo di altro. Della fine di un ciclo. E magari dell’inizio di un altro.

Juventus: l’ombra di Pirlo su Sarri

 

 

 

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Enrico Zerbo
Enrico Zerbo
Ligure, ama i gatti, la buona cucina e le belle donne. L'ordine di classifica è a caso. Come molte cose della vita. Antifascista ed incensurato.

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