Il Covid-19 ha inciso pesantemente sull’economia globale ed anche le multinazionali sono state colpite duramente.
Tra esse McDonald’s, che ha chiuso i battenti in molti paesi del mondo, circa il 75% dei ristoranti in tutto il mondo rimane aperto per servire i clienti, la maggior parte dei quali si è adattata per concentrarsi su Drive-thru, Delivery e / o Take-away – scrive la multinazionale.
- Che impatto avrà la sospensione delle sue attività?
Crollo di vendite. A livello globale, le vendite sono diminuite del 22,2 percento a marzo. - Cosa succede agli animali in questo periodo?
Non c’è alcun report che possiamo consultare per sapere se in qualche modo c’è stato un rallentamento dei macelli o cosa stia accadendo negli allevamenti intensivi.
Sta di fatto che la pandemia dovrebbe farci riflettere sui pericoli derivanti dal consumo di carne.
Innanzitutto è ormai appurato che quattro malattie infettive (nuove o emergenti) provengono dagli animali, inoltre è stato dimostrato che i sistemi immunitari degli animali in allevamenti di bassa qualità sono molto più deboli di qualsiasi altro.
Questi due fattori, abbinati fra di loro, costituiscono un mix letale. Per tali motivi, sarebbe opportuno iniziare la transizione verso un sistema alimentare a base vegetale.
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Le incongruenze di McDonald’s
McDonald’s, da una parte sta volgendo il suo sguardo (commerciale) verso delle alternative vegetali, dall’altro continua imperterrita a macellare e torturare milioni di animali per soddisfare il palato dei suoi consumatori e contribuisce in maniera significativa all’abbattimento di intere foreste per consentire il pascolo dei suoi animali.
Su tutti, Greenpeace International ha denunciato la distruzione delle foreste pluviali in Amazzonia, imputata appunto agli allevamenti della multinazionale.
A mostrarlo sono immagini satellitari, ricognizioni aeree, documenti governativi inediti e monitoraggio sul campo, pubblicate dall’organizzazione ambientalista, che in un rapporto ha rivelato il percorso della soia dalle foreste pluviali alla famosa catena degli hamburger e ai supermercati europei.
Dal mangime all’hamburger il passo è breve, e per questo Greenpeace ha ribattezzato McDonald’s con il nome di “McAmazon-ia”.
Anche la rivista Nature ha lanciato un allarme sui rischi ambientali, avvertendo che il 40% dell’Amazzonia sarà distrutto entro il 2050 se l’espansione dell’agricoltura continuerà agli attuali ritmi, con conseguenze catastrofiche per la biodiversità e per il clima dell’intero pianeta.
La monocoltura della soia inoltre produce un forte impatto chimico, oltre al pericolo di diffusione di specie transgeniche in uno degli ecosistemi forestali più ricchi del pianeta.
McDonald’s sta distruggendo l’Amazzonia per vendere carne a basso prezzo – dichiara Gavin Edwards di Greenpeace, responsabile Campagna Foreste: Ogni volta che qualcuno mangia un Chicken McNugget potrebbe mordere un pezzetto di Amazzonia. Supermercati e giganti della ristorazione, come Mc Donald’s, devono assicurarsi che i rispettivi prodotti non siano coinvolti nella distruzione della foresta amazzonica e nelle violazioni dei diritti umani.
Pollame: nella sua catena di approvvigionamento, milioni di uccelli crescono così grandi, così in fretta, che le loro gambe e organi sono spinti al limite assoluto.
Di conseguenza, alcuni di essi diventano incapaci di camminare, mentre altri muoiono di attacchi di cuore solo nelle prime settimane della loro breve vita. Inoltre vivono stipati in capannoni da decine di migliaia, ciascuno con lo spazio di un foglio A4.
Il loro viaggio verso la morte inizia a sole cinque settimane dalla nascita e purtroppo nessun animale viene reso incosciente prima di avere la gola tagliata e corpi immersi nell’acqua bollente.
Sperando in una crescita di consapevolezza a livello globale, verrebbe da chiedersi se McDonald’s abbia pensato di rivedere la sua politica aziendale, anche perché, considerata la pericolosità dei virus animali, il 2020 potrebbe rappresentare l’inizio della fine della catena di fast food più famosa del mondo.
Uno slancio veg?
Il CEO di McDonald’s, Chris Kempczinski, ha rivelato che la catena di fast food sta introducendo opzioni vegane. Già nel 2017, McDonald’s lanciò il suo primo hamburger veg McVegan in Finlandia: un tortino vegano a base di soia che si poteva ordinare con patatine vegane.
L’hamburger McVegan ebbe molto successo e da quel momento la Finlandia ha aggiunto in modo permanente il McVegan ai suoi menu in tutto il paese.
Stessa cosa è accaduta in Svezia, che ha altresì adottato anche pepite di falafel di origine vegetale, ma anche in Germania, dove è stato lanciato il Big Vegan TS l’anno scorso.
Nel Regno Unito, McDonal’s offre un hamburger vegano e impacchi goujon vegani. In Norvegia, la catena di fast food serve pepite di verdure.
Infine il Canada ha lanciato il Beyond Meat PLT, un hamburger senza carne con un tortino di proprietà del marchio californiano vegan Beyond Meat.
Piccolo particolare: McDonald’s afferma sul proprio sito Web che nessun pasto è ufficialmente sanzionato come vegano o vegetariano. La Spoon University non approva ufficialmente alcun pasto come vegan certificato.
Un vegan mangerebbe da McDonald?
Negli ultimi anni, il numero di vegetariani e vegani è aumentato. Si stima che l’8% della popolazione mondiale sia vegana o vegetariana.

In Italia circa il 10% della popolazione è vegana o mangia principalmente prodotti senza animali. Non stupisce quindi che McDonald’s, il più grande impero mondiale di fast food, abbia deciso di provare a conquistare i vegani.
Di contro, McDonald’s è famoso per i suoi hamburger, cheeseburger, patatine fritte e bocconcini di pollo. Dal punto di vista etico, seppur si apprezzi la sensibilità verso una certa apertura (o sarà solo questione di interesse economico?), vegetariani e vegani continuano a manifestare il loro totale scetticismo verso la catena di fast food.
Tra le principali accuse mosse dalla comunità vegana, una su tutte riguarda l’ipocrisia delle scelte commerciali. Secondo i vegani, la principale fonte di business di McDonald’s continua infatti ad essere la carne, pertanto un hamburger vegano non renderà l’azienda più etica.
I vegani sono particolarmente sensibili allo sfruttamento degli animali e molte organizzazioni denunciano i metodi di aziende come McDonald’s, che descrivono come non etiche e rispettose dell’ambiente.
Ma la compagnia di Ronald McDonald continua a credere che i vegani alla fine cederanno a McVegan.
Sarà così?
Conclusioni
La virologa Ilaria Capua, autrice del volume I virus non aspettano, è convinta che queste epidemie saranno sempre più frequenti. Intervistata nel programma Radio 3 Scienza di venerdì 7 febbraio 2020 dice: Con lo stravolgimento dell’ecosistema, se noi continuiamo a portare animali che stavano nella foresta in mezzo a una città con milioni di abitanti, il rischio si moltiplica (…). La complessità della società oggi, le megalopoli, gli spostamenti, i mercati di animali vivi dentro le città,devono farci capire che viviamo in un sistema chiuso,e quello che succede in Cina te lo puoi trovare in casa dopo una settimana.
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