“L’orsa jj4 deve essere abbattuta”: i sindaci della provincia di Trento solidarizzano con il presidente Fugatti. La comunità non vuole riconoscersi nella dimensione politica e istituzionale: le basta il sangue dell’animale per sentirsi tale.
L’orsa jj4: il sacrificio della bestia. La questione del limite
La vicenda dell’orsa trentina jj4 mi ha fatto pensare ad alcune cose che forse varrebbe la pena approfondire.
La prima cosa è che la richiesta di uccisione dell’orsa si presenta con i caratteri della vendetta che compatta la comunità e la tranquillizza perché le fa sentire che a uccidere il runner non è stata una casualità, ma una colpevole, un animale che va quindi abbattuto in quanto infido e crudele.
Abbiamo quindi da una parte una logica di sacrificio che però non chiude una volta per tutte le violenze ma, in qualche modo, le legittima per il futuro contro tutto ciò che sfugge al controllo umano.
E qui veniamo alla seconda questione che è quella del limite. E il limite è tema fondamentale per la nostra società in genere e per la montagna che si troverà nel giro di pochi ad aver esaurito la risorsa turismo, perché non nevicherà più, perché la crisi climatica sta alzando vertiginosamente le temperature.
È la tracotanza umana che non si cura del limite a causare la crisi climatica, ma di questo non si vuole parlare finché alcuni grandi gruppi industriali vorranno estrarre tutto il valore che c’è in Trentino-Alto Adige per poi lasciarlo morente e depredato di ogni risorsa come già è successo in tante parti del mondo in cui lo sfruttamento intensivo del grande capitale ha ridotto in povertà – e magari senza acqua – popolazioni indigene e intere regioni del pianeta. Nel frattempo, uccidere un’orsa può aiutare a non porsi il problema del limite, a indicare falsi colpevoli.
E a questo secondo punto che riguarda il turismo ne possiamo aggiungere un terzo collegato: quello dello svago e del nostro stare nella natura.
Il bosco è sempre più il luogo dello svago, della passeggiata, della ricreazione, del benessere, del cosiddetto contatto con la natura da ricreare nel fine settimana dopo lo stress della vita in città. Il bosco è bello come luogo del benessere e, in quanto tale, è luogo della dismisura perché è pensato come ambiente senza rischi, senza casualità, senza pericoli.
A nessuno viene più ovviamente in mente che il bosco è bello in quanto misterioso, sede di forze non controllabili interamente dall’uomo e quindi natura che interroga sul posto dell’uomo nel mondo, sui suoi limiti, sul rapporto fra il creato e l’uomo.
Non sarò certo io a dover ricordare quanta letteratura, quanta arte e quanta musica è nata nei secoli proprio a partire dal bosco, dal mistero delle sue forze, dall’oscurità che spinge l’uomo a interrogarsi sulla sua stessa oscurità, sui fantasmi che abitano la sua psiche.
Un ultimo punto: il populismo antipolitico. La comunità si compatta nella vendetta e nell’accusa contro la politica rea di aver reintrodotto gli orsi senza il placet dei cittadini. I familiari del runner ucciso faranno addirittura causa contro le istituzioni trentine.
La comunità non vuole riconoscersi nella dimensione politica e istituzionale: le basta il sangue dell’animale per sentirsi tale. E le istituzioni impaurite si sottomettono offrendo il sacrificio della bestia e aumentando così la spirale antipolitica.
* Articolo per gentile concessione di Claudio Bazzocchi dalla sua pagina Fb
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