Caso Straberry: quando dietro parole come start up, innovazione, giovane imprenditoria, si nasconde il vecchio schiavismo criminale.
Caso Straberry: start up, innovazione e…
Ci sono notizie di cronaca a cui siamo abituati, che scorrono velocemente nelle home dei social o tra i titoli di giornali, per poi sparire. Distrattamente le sfogliamo, con la coda dell’occhio leggiamo qualcosa prima di andare avanti. Percepiamo che si parli di qualcosa di illecito, ingiusto, ma come tante altre cose e andiamo avanti.
C’è sempre qualcosa di più grave, di nuovo per cui indignarsi.
E invece, se entrassimo nel dettaglio di quelle notizie passeggere, degli illeciti abituali che ogni giorno leggiamo,, scopriremmo molto più dei grandi eventi criminali, corruttivi, che ci indignano maggiormente; vedremmo quant’è diffusa e sistemica una pratica criminosa alle radici, nel modo di concepire i rapporti umani, sociali ed economici.
È il caso di una notizia passata tra le tante, alla fine del mese di agosto: la Guardia di Finanza ha sequestrato tutti i beni di Straberry, una start up lombarda che coltiva e vende frutti di bosco provenienti da agricoltura biologica, piuttosto nota a Milano per vendere i suoi prodotti in Ape in alcune delle piazze principali della città. La procura di Milano accusa l’azienda di varie irregolarità su cui approfondiremo a breve.
Una realtà da premiare
Ora riavvolgiamo il nastro. Nel 2017 sulle pagine de La Stampa il fondatore della StraBerry, Guglielmo Stagno d’Alcontres veniva intervistato dalla giornalista Chiara Beria in quanto giovane manager di successo, fiore all’occhiello dell’imprenditoria giovanile nel lombardo:
“Ho creato nei milanesi la voglia di fragole senza sapere nulla d’agricoltura. Sono un coltivatore di prima generazione”, sorride Guglielmo Stagno d’Alcontres, 28 anni, fondatore di StraBerry, azienda superinnovativa e pluripremiata con gli Oscar Greeen di Coldiretti. A soli 15 km da piazza Duomo Guglielmo coltiva in modernissime serre riscaldate con pannelli fotovoltaici fragole, mirtilli, more e lamponi e, saltando la filiera, li vende in città su 20 Api Car e 10 Cargobike.
Caso Straberry: i nuovi schiavisti
Spostiamo le lancette avanti e torniamo a questo mese d’agosto, quando scopriamo tra una notizia e l’altra che la brillante start up del giovane bocconiano è finita sequestrata dai militari della Guardia di Finanza su ordine del giudice Roberto Crepaldi. Motivo?
Nei campi di fragole di Cassina de’ Pecchi, dove i migranti lavoravano sottopagati per raccogliere i frutti che finivano sui banchetti patinati nel centro a Milano, si viveva un clima di terrore. A dirlo, intercettato, era lo stesso Guglielmo Stagno D’Alcontres, C’era una conversazione in cui parlava di come i sorveglianti dovevano trattare i braccianti:
Stamattina appena ho visto uno che parlava dopo un secondo l’ho mandato a casa, non é che gli ho dato la seconda possibilità…”vai a casa!” ed appena vedo uno con il cellulare io lo mando a casa! é il terrore di rispettare le regole!
L’ex bocconiano insultava insieme ai colleghi i lavoratori dell’azienda definendoli poveracci africani che non hanno niente, quando qualcuno cercava di far valere i propri diritti era ancora peggio: urla, spintoni e minacce.
Un sistema che lo stesso D’Alcontres ha definito tribale, ridendo al telefono, in un’altra conversazione intercettata:
Questo deve essere l’atteggiamento perché con loro devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante, è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante…è così…io sono il maschio dominante! Ed alla fine non cambia un cazzo che sono il datore di lavoro, perché se loro capiscono che tu hai gli stessi metodi che son quelli che funzionano.
[wp_ad_camp_2]
Le accuse
La procura di Milano accusa l’azienda per la stipula di contratti irregolari, di sottopagare i braccianti e di mantenerli in condizioni di lavoro disumane. Tra l’altro, con un meccanismo assolutamente criminale, moltissimi dei braccianti venivano presi per un periodo di prova di due giorni: se non riuscivano a raccogliere almeno quattro o cinque cassette di fragole all’ora, in una giornata di lavoro massacrante di nove ore, erano fuori. Obiettivi difficili, soprattutto per mani inesperte.
Una modalità completamente fuori dalle regole, attraverso cui l’azienda si garantiva lavoratori a costo zero. Fallivano l’obiettivo ed erano mandati a casa a mani vuote.
C’è stato bisogno che alcuni lavoratori cominciassero a ribellarsi e a parlare per scoperchiare il vaso, altrimenti, chissà per quanto tempo ancora, l’azienda del bocconiano rampante sarebbe stata considerata all’avanguardia, innovativa, da premiare.
L’unica innovazione è cambiar colore ai soliti metodi di sfruttamento: stavolta erano color fragola.
Chi è Guglielmo Stagno d’Alcontres?
A dare una luce più profonda, sistemica a questa vicenda, per non relegarla al concetto di mela marcia nel settore produttivo, è andare a scavare nel pedigree del fondatore, il brillante Guglielmo Stagno d’Alcontres.
Il 31enne è di nobili origini siciliane: la provincia messinese è un feudo della famiglia tra incarichi politici e scandali.
L’imprenditore trapiantato a Milano è figlio di Ferdinando Stagno D’Alcontres, morto nel 1976, che è stato al vertice dell’istituto autonomo case popolari di Messina, dirigente della Democrazia cristiana e assessore e consigliere provinciale.
Lo zio invece, di nome Guglielmo come lui, è stato il presidente della Croce Rossa e della Sise 118, l’azienda che gestiva il servizio ambulanze durante la presidenza di Totò Cuffaro. Incarichi con stipendi record di cui si occupò la trasmissione Report .
Tra i parenti del giovane imprenditore schiavista c’è anche Francesco Stagno D’Alcontres, per quattro legislature parlamentare alla Camera dei deputati tra Forza Italia, Popolo delle Libertà e gruppo Grande Sud di Gianfranco Micchiché. A questi aggiungiamo anche l’ex ministro berlusconiano Antonio Martino: è suo cugino.
Il vero sistema tribale di cui parlava nelle intercettazioni il giovane bocconiano, è proprio quella dell’appartenenza sociale: Dimmi del tuo sangue, da dove vieni e ti dirò che strada percorrerai…
[wp_ad_camp_5]