Il direttore di Confindustria Firenze, Leonardo Bandinelli, ha tirato un cellulare in faccia alla segretaria che aveva chiesto lo smart working. La stoccata in rime di A.C. Whistle
Sull’ineffabile Leonardo Bandinelli, direttore di Confindustria Firenze
No, non è una vignetta di Vauro, si tratta di una notizia riportata da quasi tutti i quotidiani: Leonardo Bandinelli, direttore di Confindustria Firenze, irritato perché le sue due segretarie avevano chiesto di effettuare lo smart working in relazione all’epidemia di COVID-19, avrebbe reagito tirando un cellulare in faccia a una di esse.
[themoneytizer id=”68124-2″]
L’avvocato della lavoratrice riferisce che la sua assistita è in malattia da due mesi perché ha riportato una lesione subcorneale, e che ha dovuto insistere per convincerla a presentare denuncia perché timorosa di perdere il lavoro.
Bandinelli non nega i fatti, ma dice che ha scagliato il telefono in uno scatto d’ira senza alcuna intenzione di colpire la collega (quanta ipocrisia in questa parola, viene da rimpiangere il sincero cari inferiori che il direttore Marchese Conte Barambani rivolgeva a Fantozzi e Filini).
In questi casi è d’obbligo pronunciare la consueta litania garantista secondo cui nessuno è colpevole fino alla sentenza. La quale però accerta la cosiddetta verità processuale, cioè quello che le parti sono riuscite a dimostrare in giudizio e che non necessariamente coincide con ciò che è accaduto realmente.
E comunque non c’è bisogno di sentenze per capire che cosa abbia in testa e nel cuore uno che si sfoga tirando telefoni in un luogo di lavoro, davanti a due donne presumibilmente inadatte a reagire come la situazione avrebbe richiesto. Sono problemi derivanti dalla precarizzazione del lavoro, dalla sperequazione fra domanda e offerta, ma anche dalla terziarizzazione estrema dell’economia: ah, i bei tempi della fabbrica in cui il caporeparto protervo veniva affrontato negli spogliatoi da robusti “colleghi” e, alla sola vista dei pesanti attrezzi da costoro branditi, addiveniva a più miti condotte!
Nella scia de I dubbî amorosi di Pietro Aretino, ove un immaginario giureconsulto, interrogato (dubbio) su delitti sessuali, assolve i colpevoli e talora condanna le vittime nella sua risoluzione, affidiamo al poeta A.C. Whistle il compito di commentare questo episodio.
Dubbio
Bramando di sfuggir la pestilenza
una giovin bardotta leva prece
al capo della gilda di Fiorenza
di lavorar da casa propria in vece
di sfidare ogni dì la virulenza
il che ai mortal non lice e nemmen dece.
Ma quegli per punirne l’impudenza
frombolò sì che l’occhio le disfece.
Il nobiluomo merita condanna
e d’essere deposto dalla scranna?
Risoluzione
A reagire bene fecit il patrizio
contro l’ardire del proletariato
che non appena assunto prende il vizio
di volere il diritto tutelato.
Egli, onusto di cotanto offizio,
doveva ribadir che il salariato
dal capo fino all’ultimo orifizio
appartiene a chi il mese ha pagato.
E se l’avesse violentata pure
giusto saria, quia utitur suo iure.
[…] borghesia milanese, meno di quelle che ha realmente compiuto, cioè aver ceduto alle pressioni di Confindustria, contrarissima a un nuovo lockdown duro e di aver chiuso ristoranti, locali, cinema e scuole, mentre […]