La decisione di Joe Biden di scegliere Kamala Harris come candidata alla vice presidenza rassicura l’anima conservatrice dei democratici.
Kamala Harris tranquillizza tutti
Kamala Harris, vice Presidente, è lei la prescelta per il ticket presidenziale da Joe Biden. La notizia data con grande enfasi, alla fine è tutto meno che una sorpresa, almeno per chi segue con attenzione le vicende dei democratici americani.
In un sistema amministrativo come quello statunitense, un bipolarismo raramente scalfito da intrusioni terze, in cui le lobbies finanziano regolarmente entrambi i candidati alla presidenza, il controllo del partito è considerato quasi più importante della vittoria elettorale.
E dunque il nome della Harris è la naturale conseguenza di questa pratica: tranquillizzare l’establishment e i grandi elettori. Cambiare per cambiare il meno possibile.
Quanti si aspettavano una nomination più in linea con gli umori del Paese, dilaniato da contrasti razziali e ideologici sempre più profondi, debbono accontentarsi del fatto che Harris sia in parte figlia d’immigrati indiani.
Le istanze riformiste più estreme portate avanti dagli elementi più progressisti dei dem finiscono sacrificate sull’altare della real politik. (Tra tutte ricordiamo la battaglia per lo smantellamento del corpo di polizia iniziata in diverse città statunitensi in seguito all’uccisione di George Floyd)
C’è la tacita certezza che i votanti, accecati dall’incentrare il tutto alla scelta pro o contro Trump, ingoieranno anche questo rospo.

Kamala Harris è la candidata ideale per l’establishment centrista del partito dell’asino che si dimostra ancora saldamente al comando.
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I due forni
Nelle settimane precedenti all’ufficializzazione della nomination, si era parlato di Susan Rice, ex rappresentante permanente alle Nazioni Unite ed ex consigliera per la sicurezza nazionale, abituata alle stanze di Washington; poi di Karen Bass, ammiratrice di Fidel Castro, paladina dei diritti Lgbt; per non parlare dell’idolo social Alexandria Ocasio-Cortez.
Niente da fare, per i democratici è Kamala Harris la donna da lanciare nella contesa. Cinquantacinque anni, ex Ministro della Giustizia in California, ideologicamente molto malleabile; scaltra, adattabile, perfetta per accompagnare un vecchio squalo moderato come Biden e con una reputazione da dura in controtendenza col clima anarcoide diffuso nelle strade del paese.
La sua esperienza come pubblico ministero la rende ideale per un’elezione fondata sull’idea di ordine pubblico, come sta diventando questa corsa contro Trump..
La sua etnicità è il paravento per il gioco dei due forni: da una parte concedere aperture alla domanda libertaria dell’elettorato democratico, dall’altra tranquillizzare la maggioranza spaventata conservatrice.
È l’ennesima vittoria della politica identitaria sulla politica delle idee.
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