Con parole pesanti il professor Crisanti accusa: “Le Regioni sottostimano i dati sul contagio, i conti non tornano. Riaperture? Rischio inutile“.
Crisanti accusa: “Stanno sottostimando i dati sul contagio”
Il professor Andrea Crisanti ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, di ritorno da Londra, dove la variante indiana sta nuovamente facendo risalire la curva di casi e ricoveri, ha lanciato una grave accusa sulle riaperture e sui dati forniti dalle regioni alla base delle prime zone bianche e delle riaperture anticipate.
“La settimana scorsa abbiamo avuto una media di 150 morti al giorno per poco meno di 5 mila casi; anche se i decessi si riferissero a contagiati di venti giorni prima i conti non tornerebbero”.
Questo sottintenderebbe una volontà sul reale impgno l’impegno delle Regioni nell’elaborare i numeri esatti sulla circolazione del virus.
“Non lo stanno più cercando, è sotto gli occhi di tutti: nel momento in cui si rimuovono le misure di sicurezza bisognerebbe aumentare tamponi e tracciamento, e invece succede il contrario. Per fortuna la vaccinazione sta facendo da scudo, ma se finisse l’immunità o arrivasse la variante sbagliata torneremmo nei guai. E metà degli italiani deve ancora ricevere la prima dose. La pandemia non è finita e dobbiamo saperlo tutti. In Inghilterra dove si pensava alle riaperture, con il doppio dei vaccinati rispetto all’Italia, c’è una battuta d’arresto”.
Un rischio inutile
Crisante dedica la chiosa finale al rischio ragionato che il 26 aprile spinse il governo Draghi a decidere per le prime riaperture anticipate:
“Penso che ancora una volta abbiamo corso un rischio inutile. Se vado in ospedale per un problema vitale e il medico mi propone due strade, un trattamento sicuro per cui bisogna aspettare qualche settimana e uno mai sperimentato ma vantaggioso per motivi economici, scelgo il primo. Dopo 126 mila morti non esiste il rischio calcolato o ragionato, ma solo il rischio inutile.”
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