Bambini che suonano jazz?!
Con le tendenze e i gusti dei giovani d’oggi che per la stragrande maggioranza ascoltano la trap e il reggaeton sembrerebbe davvero impossibile e invece no!
La Jazz Campus Kids Orchestra ne è la prova più evidente.
Incuriositi da questa giovane (in tutti i sensi) realtà la redazione di Kulturjam ha intervistato il direttore, Massimo Nunzi.

L’intervista
KJ: Come è nata l’idea di un’orchestra composta da bambini?
Massimo Nunzi: Nel 1998 ho cominciato ad immaginare i progetti che potessero coinvolgere i bambini perché lavoravo in teatro. Nel 2003 ho realizzato la prima versione di gioca jazz.
Nei teatri di periferia ho capito come impostare il lavoro e perfezionarlo e poi successivamente ho continuato a farlo fino al 2016 anno in cui ho debuttato alla Casa del Jazz e abbiamo fatto parecchi concerti lì, seguiti dal grande successo all’Auditorium Parco per Musica per Roma.
Ha avuto molto successo e dopo aver fatto due pienoni alla sala Petrassi con 700 bambini felici che cantavano Coltrane ed Ellington mi ha chiamato Savethechildren per un progetto per bambini di diverse nazionalità nel punto Luce di Torre Maura.
Visti gli ottimi risultati ottenuti la fondazione musica per Roma mi ha proposto di formare la prima orchestra jazz di bambini, cosa che ho fatto. Ci divertiamo moltissimo e imparano tantissimo con grande gioia.
KJ: Come è stata composta? Quali sono i requisiti necessari per entrare a farne parte?
MN: I requisiti sono una buona base e molto entusiasmo, un minimo di conoscenza del solfeggio e tanta voglia di suonare insieme. Non era neanche necessario leggere benissimo perché la musica le imparano giocando e quindi si divertono molto e poi alla fine leggono naturalmente perché sono interessati a quello che suonano.
KJ: Insegnare la musica ai più piccoli: cosa è più complicato e cosa è più semplice?
MN: Bisogna essere consapevoli che le forzature che hanno imposto a quelli della mia generazione hanno creato tantissimi problemi. I bambini devono decidere spontaneamente di suonare e desiderarlo.
E solo allora sarà facile. Importante è coinvolgerli con una musica che li possa affascinare e non trattarli da deficienti. Cosa che spesso vedo nei vari programmi televisivi dedicati, quelli dove i presentatori fanno le vocine e si comportano come gli scemi. Ecco quelle cose loro le detestano profondamente.
Perlomeno quelli che fanno parte dell’orchestra. Loro vogliono essere rispettati e considerati seriamente. Ci mettono un impegno spasmodico. Ed ottengono i risultati che avete visto nel video.
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KJ: Nel rapporto didattico con i bambini, quale è il tuo approccio?
MN: Io sono molto serio e loro lo apprezzano. Li tratto da maestri. Non li tratto da studenti. Gli do importanza e stimolo. Con grande rispetto. Tutto il mio rapporto nei loro confronti è di grande rispetto , sono esseri umani e alcuni di loro sicuramente contribuiranno allo sviluppo della nostra Nazione. Non fanno mai, dico mai il casino tipico che fanno i bambini a scuola. Sono serissimi. E a volte sono molto tristi quando finisce la lezione perché la vorrebbero continuare. Diciamo che io gli do molta soddisfazione perché suonano pezzi veri. Alla resa dei conti, i brani che suonano con l’orchestra sono esattamente identici a quello che suonano gli adulti. Né più né meno.
KJ: I bambini che amano il jazz, hanno qualche caratteristica particolare?
MN: No! Tu pensa che uno di loro è venuto con un pezzo di Rovazzi… Al provino… Non aveva mai suonato il jazz ed è uno dei migliori. Anche se è uno dei più piccoli.
KJ: Come avete realizzato il video per l’Internation Jazz day?
MN: Ho mandato loro la base e loro ci hanno suonato sopra. Sono stati veramente bravissimi. Poi abbiamo messo tutto insieme.

KJ: Per questo evento virtuale i ragazzi hanno suonato una tua composizione. Gli hai proposto o gli proporrai anche musicisti del passato? Se si, quali?
MN: Per ora stiamo realizzando brani del disco Giocajazz. Che sono stati creati apposta per poterli mettere in condizione di affrontare i grandi maestri del jazz. A livello subliminale loro intonano e suonano un tipo di musica che li preparerà ad affrontare Duke Ellington e Miles Davis.
KJ: Quando finirà la quarantena, ci sarà un futuro per questo bellissimo progetto?
MN: Me lo auguro vivamente. Loro sono il futuro della musica.
Massimo Nunzi, direttore della Jazz Campus Kids Orchestra
Compositore, arrangiatore, musicologo, trombettista nonché direttore di diverse orchestre jazz.

Nel corso della sua carriera ha collaborato con artisti del calibro di Chet Baker, Dizzy Gillespie, Umberto Bindi, Domenico Modugno, Dave Liebman, Don Cherry, Daniele Luttazzi, Corrado Guzzanti, Enrico Rava, Civica Jazz Orchestra, Gianluigi Trovesi, Gianluca Petrella, Toshiko Akiyoshi, Enrico Intra, Lester Bowie, Orchestra della Rai Radiotelevisione Italiana, John Cage, Tino Sehgal (Leone d’Oro Biennale di Venezia 2013) solo per elencarne alcuni.
Ha cominciato a scrivere per orchestra nel 1987 dirigendo l’Orchestra della Rai a 25 anni e poi ha fondato Trombe Rosse, da molti considerata una formazione rivoluzionaria, in cui hanno suonato moltissimi Maestri del Jazz, da Lester Bowie a Don Moye, Javier Girotto, Horacio Hernandez.
Ha realizzato moltissimo spettacoli teatrali, ha scritto composizioni per il cinema, per la pubblicità ed è anche lo scrittore di un libro sulla storia del Jazz per Laterza.
Nel 2013 ha fondato l’Orchestra Operaia con la quale ha realizzato più di 60 concerti.
E’ Direttore Artistico del Festival Capalbio Libri dal 2009, Miglior Arrangiatore di Jazz Italiano al Jazzit (2014 e 2015).
Legato da sempre al sociale, ha collaborato con Emergency e nel 2018 ha realizzato “Sing Your Song” un progetto commissionato da SIAE e Auditorium Parco della Musica, con il concorso della SIAE, per insegnare la musica a bambini e ragazzi selezionati da Save The Children.
Al momento è al lavoro su vari progetti orchestrali.
Nel 2016 crea GIOCAJAZZ un grande successo finalizzato all’insegnamento della Musica per i bambini che realizza in pochissimo tempo tre sold out all’Auditorium di Roma.
Nel 2019 crea la Jazz Campus Kids Orchestra
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