Anche il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, più che colpire Putin, sembra colpire il nostro paese e allora la domanda sorge spontanea: Draghi è l’ambasciatore Usa in Italia o il nostro capo del governo?
Le sanzioni boomerang
Draghi è quel signore che distrugge un paese e poi dice che è colpa di altri.
In ogni scelta antepone interessi estranei e stranieri a quelli degli italiani. Nessun paese europeo è così privo di senso dell’interesse nazionale.
Anche quando i governi devono capitolare di fronte alla prepotenza USA, poi fanno in modo di dilazionare.
Così, i tedeschi promettono, ma poi abbozzano. Gli ungheresi mettono le cose in chiaro. I serbi acquistano petrolio russo a prezzi di favore. La Turchia, paese NATO, chiarisce che non intraprenderà azioni economicamente ostili verso la Russia, perché la danneggerebbero. Persino il Belgio ha chiaro che così non va.
A tutti è evidente che queste sanzioni sono sanzioni contro di noi, vessazioni verso i cittadini europei, sottrazione di potere d’acquisto, distruzione del nostro futuro, perché stiamo preparando una recessione coi fiocchi, certificata da Bankitalia. Che significa disoccupazione.
E per il migliorare le sanzioni devono proseguire a lungo, forse per sempre. Cioè dobbiamo distruggere del tutto l’economia del paese e i risparmi degli italiani.
Si copre dietro cose ridicole. Dice che la colpa è di Putin. Ma le sanzioni approvate con tanto entusiasmo chi le ha volute?
Ha suggerito un blocco che doveva portare al default l’economia russa. Che doveva portare i russi alla fame. E invece lo spread cresce qui, l’inflazione cresce qui. La disoccupazione cresce qui.
Parla di dittatori. Ma Putin, piaccia o non piaccia, gode ancora di enorme consenso in patria.
Draghi governa non solo senza essere stato eletto, ma con una stragrande maggioranza di italiani che sono contrari alle sue politiche. Governa senza consenso.
È costui osa parlare di difesa della democrazia? Se c’è un non eletto, non voluto, che se ne frega del consenso, è lui.
Ormai la scelta è semplice: o il paese si libera di lui o è destinato a soccombere
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