Nonostante trapeli qualche crepa nella narrazione dominante sul premier, Mario Draghi resta il favorito per salire al Quirinale.
Le quotazioni di Draghi per il Quirinale
Le quotazioni di Draghi sono in forte ribasso? Lo sciopero generale ha rotto un idillio di cartapesta della nostra stampa. Ha mostrato che il consenso verso il governo non è così ampio come vorrebbero far credere i media.
Ma soprattutto ha messo in evidenza il carattere essenzialmente classista dell’azione politica.
Ha poi completato il quadro la riforma fiscale indirizzata a favorire i ceti medio alti. Al netto degli aumenti delle spese energetiche (luce, gas) e più in generale dell’inflazione, chi appartiene alle classi sociali più basse vedrà ridursi il proprio potere d’acquisto.
Permettetemi una nota personale. Non ho mai subito il fascino di Draghi. Ha avuto un ruolo decisivo nella BCE e indubbiamente ha mostrato in quel contesto di possedere capacità politiche estremamente raffinate: mettere in minoranza i tedeschi a Francoforte non è cosa da poco.
Sul piano più strettamente sociale credo che Draghi abbia tuttavia una concezione gretta e sostanzialmente nichilista. Il suo modello di paese è molto simile a quello della destra berlusconiana, ma senza tette e culi.
Ricordiamoci che non ha esitato a far affondare la Grecia. Ha redatto insieme a Trichet la famosa lettera del 2011 imponendo di fatto una sospensione della democrazia parlamentare in Italia. Se guardiamo poi al suo passato, Draghi è tra gli interpreti principali della stagione delle privatizzazioni.
In una ipotetica Norimberga per i protagonisti della stagione neoliberista Draghi non la farebbe franca. Da noi invece è probabile che diventi Presidente della repubblica. Malgrado il forte ribasso delle sue quotazioni, la narrazione oggi dominante è che occorre bloccare la salita al Quirinale di Berlusconi e lui è l’uomo giusto per farlo.
Probabilmente non ci sono alternative. La storia è già scritta. Rendiamoci però conto che con Draghi sul colle più alto avremo altri sette anni di governi a sovranità limitata più di quanto non sia accaduto in passato.
Tutte le peggiori nefandezze avranno una corsia privilegiata, dalla progressiva privatizzazione della sanità all’infamissima autonomia differenziata.
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