Il premier in occasione del terzo anniversario del crollo del Ponte Morandi ha operato una forzatura retorica di grande effetto mediatico ma che mistifica la realtà: la tragedia di Genova è simbolica del fallimento del privato non dello Stato.
“Con il Ponte Morandi – ha detto poi Draghi – sono crollate le fondamenta del vivere civile, che è alla base della nostra comunità. La realizzazione del Viadotto San Giorgio è un primo passo verso il ripristino di questo legame”.
Ponte Morandi, il fallimento del privato non dello Stato
Mario Draghi in occasione dell’anniversario del crollo del ponte Morandi a Genova ha dichiarato:
“Voglio però riaffermare l’impegno del Governo affinché non si verifichino mai più eventi così tragici e dolorosi. A Genova, lo Stato ha tradito la fiducia che i cittadini ripongono nei confronti delle istituzioni. Con il Ponte Morandi sono crollate le fondamenta del vivere civile, che è alla base della nostra comunità”.
Lo “stato ha tradito”?
Ora, sappiamo tutti da dove viene Mario Draghi. Sappiamo che la sua figura è espressione di una rete molto complessa di determinati poteri italiani, europei e atlantici. Sappiamo – lo sa persino Enrico Letta – che politicamente appartiene alla destra liberale: tra operai e imprenditori sceglie di stare con i secondi e se c’è da bastonare i primi non perde nemmeno un secondo per farlo.
Tutto questo però non lo autorizza all’indecente mistificazione di oggi. Il ponte Morandi è crollato perché la campagna di privatizzazione e di concessione dei beni dello stato ai privati ha permesso che un gruppo di criminali assetati di denaro prendesse in gestione le autostrade italiane. Non è crollato a causa dello stato, è crollato a causa del fanatismo liberale che ha tra i tanti aedi lo stesso Draghi.
Se proprio dobbiamo dare un significato politico alla tragedia di tre anni fa, dobbiamo allora dire che il ponte Morandi è il simbolo del fallimento del privato e dell’ideologia dello stato minimo che imperversa in Italia dagli anni Novanta.
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