La polemica su vaccini e green pass è sempre più stucchevole. C’è chi vi vede un abuso di potere prossimo alla dittatura sanitaria, ma sarebbe una dittatura delle banane, vista la scarsa efficacia della certificazione verde.
L’inutile diatriba su vaccini e green pass
Al di là degli eccessi e degli usi ingiustificati di Foucault, quello che porta ad allontanarsi dalla discussione sono gli argomenti con cui il vaccino e la certificazione verde vengono contestati in nome del socialismo o di qualche vaga aspirazione di giustizia sociale.
Che ci troviamo oggi in un regime capitalistico mi pare evidente, come mi pare evidente che molte misure sanitarie siano prese nell’ottica di questo sistema, che è quello in cui, piaccia o no, milioni di persone lavorano e vivono.
Non capisco tuttavia come si possa solo pensare che contestare le vigenti misure restrittive e sanitarie possa avvicinarci non dico al superamento, ma almeno a porre un argine al potere del capitale. A ben vedere infatti vanno nella direzione opposta ovvero nel rafforzamento dell’antropologia, tipicamente neoliberale, che concepisce l’individuo come legislatore di se stesso.
È del resto abbastanza evidente che la vaccinazione è un problema per ragioni molto lontane da quelle esposte dai neo antivaccinisti pseudo socialisti. E riguardano anzitutto la penuria delle dosi, di cui in pochi parlano, ma che è alla base della lentezza della campagna di vaccinazione contrariamente a quanto invece viene affermato dai media mainstream.
In secondo luogo va menzionato il mancato sviluppo di un vaccino italiano, che peraltro era in cantiere ma che è stato misteriosamente bloccato. C’è poi il tema geopolitico: l’Italia, nonostante la penuria di vaccini, ha rinunciato (o è stata obbligata?) ad acquistare le dosi in Russia o a Cuba o ancora in Cina.
Lascia inoltre molti dubbi la campagna contro AstraZeneca, un concorrente che forse toglieva spazio ai giganteschi guadagni di Pfizer.
Gli argomenti contro la campagna di vaccinazione e il green pass sono invece quasi tutti di tipo anarcolibertario. Io so benissimo che in rete esibire questo genere di pose frutta un buon numero di like, lasciando intravedere per qualcuno la possibilità di un ruolo politico fuori dai social network.
Ognuno sceglie il suo mestiere, ma non venga spacciato per un lavoro per il socialismo o anticapitalistico. Questo genere di critiche arrivano al governo da destra, da una destra piccolo borghese, rancorosa e antistatalista.
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