Negli Stati Uniti il solo 3% dei matrimoni è composto da coppie che votano diversamente; in pratica, quasi tutti i repubblicani sposano altri repubblicani, come fosse un club ideale, esclusivo. E da noi invece?
Il club ideale
Mi ha colpito molto un dato riferito da Lucio Caracciolo: negli Stati Uniti il solo 3% dei matrimoni è composto da coppie che votano diversamente; in pratica, quasi tutti i repubblicani sposano altri repubblicani, e lo stesso i democratici.
In Italia non abbiamo informazioni al riguardo – o perlomeno non le possiedo io –, ma la sensazione è che stia avvenendo qualcosa di simile.
Non però in senso strettamente politico, come testimonia la macedonia delle attuali forze di governo, ed è piuttosto la composizione sociale (a ben vedere anche negli Stati Uniti) a presentare una disposizione per compagini umane sempre più incomunicanti e ostili.
Lo conferma la consultazione di quel trattatello di antropologia pratica che sono i social network, in cui uno dei primi parametri di sbarramento è riservato ai vaccini – nel corso di questi due anni sono andati progressivamente scomparendo i miei contatti contrari ai vaccini: o perché loro rimuovevano me, o perché io rimuovevo loro.
Una sorta di setaccio in cui si ricercano solo le pepite d’oro, in cui rifletterci per concludere quanto siamo buoni, belli, giusti e cioè nel giusto NOI, mentre gli ALTRI sono cattivi. Una polarizzazione duale – repubblicani e democratici, vax e no vax – che sta progressivamente lasciando spazio a un’insiemistica sempre più minuta, parcellizzata.
Dei club insomma, su base non più locale (il vecchio campanile che un tempo frazionava gli animi) ma idealizzata, impalpabile e dunque ancora più difficile da superare.
A meno che non si sviluppi il difficile talento di riconoscere il negativo dentro di sé, come il puntino nero all’interno del simbolo del Tao. O se si preferisce dire con Groucho Marx: “Non mi iscriverei mai a un club che accetti uno come me tra i suoi iscritti”.

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